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È la piccola Italia.

È la piccola Italia.

Un’azienda agricola giovane e dinamica, con radici robuste, piantate nella terra fertile del Cilento. A Felitto, il paese al centro della Valle del Calore, l’olivocoltura non è solo una tecnica di coltivazione, è cultura rurale che si tramanda nei secoli, un modo di accarezzare la terra. Lo sa bene Marco Rizzo, 35 anni, titolare di un’azienda nata nel 2012 che in poco tempo ha fatto conoscere il suo prezioso olio, rigorosamente extravergine, in importanti mercati di nicchia nazionali e internazionali.

È la passione l’energia che muove le macchine del suo frantoio, quello che qui chiamano ‘trappito’. Ma da sola non basta, occorre lo studio e un indirizzo preciso: la qualità. La stessa che perseguiva con tenacia Gaetano Avallone, il signore dell’olio in Campania e in Italia, mentore di Marco Rizzo il quale mantiene vivo il ricordo del maestro seguendone tracce e insegnamenti. Anche portando avanti, insieme con Nicolangelo Marsicani e Michele Siniscalchi, gli obiettivi di Oleum, l’associazione di assaggiatori professionisti voluta da Avallone. Oggi l’azienda Rizzo è una delle migliori interpreti delle produzioni agricole di qualità, dietro ogni azione c’è una raffinata tecnica di lavorazione, un attento lavoro di recupero delle cultivar autoctone per esaltarne i profili organolettici. È così che si è arrivati ad esprimere il carattere forte ed elegante di un patrimonio olivicolo ancora poco conosciuto al grande pubblico. Un lavoro svolto meticolosamente nell’azienda messa su in località San Giorgio, una collina dolce interamente coltivata ad olivi posta di fronte alla gola del Calore, battuta da una brezza leggera che al mattino sale dal fiume.

È qui che Marco trasforma le drupe in succo di oliva, imbottiglia, prepara le etichette di ‘Talismano’, ‘Impronta’, ‘Incipit’ e ‘Racconto’, i nomi commerciali di un prodotto che troviamo sui tavoli di icone della gastronomia campana, come Vannulo, Da Zero, Pappa&Poppa, Tenuta Nonno Luigi ed altri ancora, o negli scaffali di ricercati negozi in Germania, in Svizzera, negli Stati Uniti o in Giappone. L’export rappresenta una quota importante delle vendite dell’azienda agricola, «oggi», racconta Marco Rizzo, «abbiamo diretto lo sguardo al mercato internazionale, ma senza mai tralasciare le esigenze del piccolo consumatore e del territorio locale, l’identità è la nostra stessa essenza». “Tutto può ostinata fatica” è scolpito su una parete calcarea lungo un sentiero che dal piccolo borgo conduce alle sponde del fiume Calore, sembra essere quello il motto che guida le azioni e i pensieri di Marco Rizzo, il lavoro – inteso come ricerca della competenza – e l’etica. «Noi produttori del made in Italy», spiega convinto, «dobbiamo valorizzare la qualità sensoriale e salutistica di prodotti biologici controllati e certificati». Un obiettivo ambizioso, da perseguire attraverso la divulgazione delle tecniche di assaggio, educando il consumatore perché possa dotarsi di validi strumenti per scelte più consapevoli tra un prodotto di qualità e uno con difetti organolettici. Anche in tempo di emergenza epidemiologica, l’azienda ha continuato a guardare in quella direzione, utilizzando le videoconferenze per diffondere la cultura dell’olio, un’antica arte rurale che, ben prima dell’avvento di Cristo, Solone promosse e tutelò al punto da porla sotto la protezione di Zeus.

La tradizione, o forse dovremmo dire l’identità, che si respira in questa azienda agricola, è strettamente legata alla modernità, allo studio botanico, alle tecniche del marketing. Da anni prestigiosi riconoscimenti nazionali (con le tre foglie del Gambero Rosso per sei anni consecutivi e due premi speciali come miglior cultivar d’italia negli ultimi 3 anni), hanno spinto Marco Rizzo a far conoscere su ampia scala le sue eccellenze. «E’ cosa ardua affermarsi in un settore così competitivo», conclude, «ancor più difficile è mantenere le posizioni acquisite». Per chi ama la terra, la natura, la vita, non può essere impresa impossibile.

Pierluigi Morena 02.05.2020