06 Nov Cilento. Farsi conquistare dall’eccellente olio extravergine di oliva di Marco Rizzo, qui a Felitto
Che sia mosso da una follia incontenibile alla Don Chisciotte o da un pacato e razionale senso pratico alla Sancho Panza, non ci è ancora noto saperlo. Certo è che questo magnanimo filosofo della terra, chiamato Marco Rizzo, trova finalmente i meriti dovuti con il suo olio Impronta tra i primi 5 premiati ad Olio Capitale, uno degli eventi internazionali che puntano sull’extravergine di qualità.
Un ottimo risultato se si pensa che in concorso vi erano 311 oli non solo italiani, ma anche provenienti da Croazia, Slovenia, Spagna, Portogallo e Marocco. E ancora una volta il Cilento, tra prosa e poesia, compie grandi gesta, destinate a marcare in modo indelebile la storia dell’alta qualità.
Sempre appassionato di agricoltura, Marco è cresciuto con le radici della terra nel sangue e con l’acqua del fiume Calore nelle vene. A 19 anni prova a studiare Letteratura, Musica e Spettacolo a Roma, ma il legame è più forte e lo richiama a sè, testimone di una missione che doveva essere per forza compiuta. I due eterni aspetti dell’anima umana, oscillante tra l’ideale e il reale, trovano in questo piccolo cilentano la loro massima espressione.
Fermamente credente che fare il contadino sia un privilegio e non una vergogna da eclissare, si trova presto solo con quella donna forte e meravigliosa che è sua madre Anna, di fronte a 5 ettari di ulivi.
Al suo ritorno da Roma infatti uno spopolamento spaventoso e totale aveva colpito terreni e abitazioni di quell’onorico e incantato paese che è il suo, Felitto. Eppure, di fronte al suo campo di mulini di vento, Marco ci vede bene e inizia a recuperare le varietà autoctone dell’olivo, come la nostrale di Felitto, la rotondella e la carpellese. “Per capire da dove iniziare mi sono calato nella vita dei miei nonni, ho imparato tutto da loro e ho visto che quello che si stava creando era un importante anello di aggancio. Il loro patrimonio culturale non doveva andare perduto, anche se è stato difficile far loro capire perché volevo fare un lavoro ai loro occhi così sacrificato e pieno di stenti”.
Ma ad un certo punto Marco diventa il protagonista di questo affascinante itinerario quasi letterario: “ho sentito ardere dentro la passione, ho sentito nel profondo il lavoro in prima persona, ho sentito che dovevo aprire al più presto una mia azienda agricola”.
Ecco che quella che oggi porta il suo nome, all’inizio si chiamava “La Drupa e il Turione” in riferimento al nome agrario di oliva, ovvero drupa e a quello di asparago, turione. Infatti questa alta qualità non si arresta con 4 tipi di olio, Incipit, Impronta, Talismano e Racconto, ma abbraccia anche la produzione di altri prodotti quali olive, crema di oliva, ceci, fagioli, asparagi, pomodori secchi.
E pesto che fa con la sua incredibile mamma.
Per ridurre l’ossidazione e preservare la fragranza del prodotto fresco, il suo olio viene filtrato e conservato in silos d’acciaio inox a temperatura ed atmosfera controllate. Il risultato è un extravergine a bassissima acidità, ricco di polifenoli, vitamine e sostanze aromatiche, con una buona coerenza aromatica al palato.
Questa è la storia di un sacrificio. Di un uomo pieno di essere che sposta all’ombra ogni cassetta di olive al ruotar del sole.
Che in tempi di raccolta percorre tutte le sere la lunga e tortuosa strada che va da Felitto a Pietrabianca di Casalvelino, un frantoio a ciclo continuo certificato a freddo.
Che investe in bottiglie più scure affinchè il suo olio sia il più protetto possibile.
Che dai suoi grandi maestri quali Nicolangelo Marsicani, Germano Monzo e Gaetano Avallone ha colto gli insegnamenti più preziosi.
Che in testa ha solo il progetto di incrementare la sua produzione, possibilmente isolando il più possibile le cultivar con un olio di una qualità sempre più elevata.